“Y-40 The Deep Joy”: il tempio della subacquea.

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Quando vedi per la prima volta dal vivo “Y-40” ti assale un’emozione intensa e immensa!

Le due ampie vetrate che permettono di vedere gli apneisti che salgono e scendono lungo i cavi tirati fin sul fondo, le bolle che salgono lievemente verso l’alto dei subacquei, rimandano alla mente le immagini all’acquario umano dei film “Fantozzi” di e con Paolo Villaggio e fanno pensare che allora si, esiste davvero!

Il tunnel di Y-40 che assomiglia un po’ alla porta dello stargate

Ma è il tunnel sospeso la vera forza e riesce a catalizzare l’attenzione anche di chi non è subacqueo!

Nessuno riesce a resistere alla tentazione di una capovolta intorno a salutare mogli, fidanzate e figli dall’altra parte del vetro.

Immergersi nella vasca poi è come rientrare nella placenta: l’acqua termale a ben 34 gradi centigradi ti avvolge, ti coccola e non usciresti mai.

Il fondo della piscina

L’antro scuro dei -42 metri ti calamita inevitabilmente e dopo qualche evoluzione da “sirenetto” intorno al tunnel ci si ritrova lì: con i piedi a cavalcioni del galleggiante, con il respiro che si fa via via più tranquillo e lento con lo sguardo laggiù sul fondo a scrutare la scritta impressa sulle piastrelle.

Un ultimo respiro, una leggera spinta con la mano sul cavo e con due veloci colpi di pinna ti accorgi di colpo come il fenomeno della “caduta libera” qui sia amplificato e anticipato e come metro dopo metro, ti porti rapidamente, come un ascensore, sul fondo.

È una vertigine, un benessere inatteso anche a quote che in mare non scivolano mai via così bene. Una sensazione che passa man mano che si risale e che, contrariamente al solito, c’è da spingere sino all’ultimo metro, riguadagnando solo a fatica e davvero solo per volontà, la superficie.

Le ore di allenamento volano via rapidamente e le pause diventano una necessità per riprendere fiato.

In una di queste mi fermo a ragionare con Marco [Mardollo, n.d.a.], direttore dell’impianto, che mi fa da guida, istruttore e safety in questa mia solitaria fruizione della vasca.

Mi illustra passo dopo passo ed indicandomele le caratteristiche dell’impianto, della sicurezza, delle attrezzature, delle modalità di immersione e dei molti pregi.

Quando esco dall’acqua ho la certezza che “Y-40” sta agli apneisti come la parete di roccia artificiale agli alpinisti. È un luogo di perfezionamento: della pinneggiata, della compensazione, dei test univoci sui materiali, della correzione degli errori, della valutazione persino degli istruttori. È un impianto che permette h24, 7 giorni su 7, di avere sempre condizioni uguali, immutabili, pressoché perfette.

Certo, l’attività apneistica non si può limitare e ridurre alla sola esperienza in vasca, così come per l’alpinista alla parete artificiale, ma qui, potrà apprendere quei “tools” necessari per poter affrontare con estrema padronanza situazioni differenti, come il “taglio termico”, la corrente, le onde in superficie, la temperatura, la muta con i relativi pesi in cintura. Inoltre, potendo condensare in un w-end quello che difficilmente si riesce a fare in una settimana di mare.

A corollario, la struttura attigua e parte integrante della piscina: l’albergo “Millepini”. Che offre la possibilità, a metri praticamente zero, di appoggiarsi per vitto e alloggio ma soprattutto, per una volta tanto, offrire una soluzione attraente e piacevole anche per mogli, fidanzate, compagne e/o amanti, un posto dove rilassarsi tra vasche termali, area benessere, massaggi e i vari trattamenti di bellezza.

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